Il 27 febbraio è la Giornata Mondiale dell’Orso Polare. No, non vi chiederemo di adottarne uno – anche se l’iniziativa del WWF “Adotta un orso polare” ci sembra fantastica.
Piuttosto, vorremmo condividere con voi l’importanza di una giornata come questa alla luce di quello che stiamo vivendo e di quello che sta accadendo a livello ambientale.
Il riscaldamento globale rappresenta una minaccia per l’ambiente, e le regioni artiche non sono escluse. Negli ultimi anni la temperatura in questa parte del mondo si sta alzando quattro volte più velocemente rispetto alla media.
Secondo il National Snow and Ice Data Center nel 2024 la calotta polare ha raggiunto 4,28 milioni di km2, la settima estensione più bassa degli ultimi 47 anni. La diminuzione del ghiaccio artico sta mettendo a dura prova gli animali marini, con fenomeni come l’acidificazione delle acque, ma anche ovviamente i mammiferi che vivono sulla banchisa, come le volpi e i lupi artici, i trichechi, le lepri artiche e ovviamente gli orsi polari.
Riuscite a immaginare un mondo senza orsi polari? Noi no, un po’ perché i cuccioli di orso polare sono una delle cose più tenere che esistano al mondo e poi perché la loro scomparsa sarebbe un grosso campanello d’allarme anche per noi.
Scientificamente parlando, viene chiamato “Ursus maritimus” ovvero “orso del mare”. È il più grande animale carnivoro della terraferma e con molta probabilità la sua origine risale a oltre 600.000 anni fa. Ma ci sono tane curiosità che lo riguardano.
La sua casa sono i ghiacciai del circolo polare artico, ovvero la zona più vicina al polo nord che comprende Canada, USA ( Alaska), Islanda, Norvegia, Russia e Groenlandia. Qui d’inverno le temperature si aggirano intorno ai -35 gradi e possono scendere fino a -70. Anche l’acqua sfiora i -2 gradi ma grazie agli oltre 10 cm di grasso sottocutaneo, l’orso polare si divide tra la banchisa e il mare nuotando senza problemi a caccia delle sue prede, sfiorando addirittura i 10 km/h.
Per la sua stazza, è un predatore veloce (corre fino a 40 km/h) e molto pericoloso e trascorre oltre metà della sua giornata a caccia di cibo. Cosa mangia l’orso polare?
È goloso di foche, il cui grasso è essenziale per la sua sopravvivenza. Ma i suoi 42 denti gli permettono di nutrirsi anche di molluschi, pesci, uccelli e altri mammiferi, come alcuni tipi di cetacei, le volpi polari e le renne. In Alaska caccia anche i salmoni che risalgono nei fiumi.
La risposta giusta alla domanda “quanto pesa l’orso polare?” è: davvero tanto. È uno dei mammiferi più grandi al mondo e può arrivare a pesare anche 700 kg. La lunghezza oscilla tra i 2,4 e i 3 metri e l’altezza può sfiorare anche 1,60 m. Le femmine sono grandi la metà dei maschi e pesano tra i 150 e i 250 kg. In media, maschi e femmine, vivono dai 25 ai 30 anni.
È decisamente l’orso più grande che c’è. Tra tutte le altre specie, solo l’orso bruno Kodiak, originario del nord America, riesce a reggere il confronto. Entrambi, infatti, possono facilmente superare i 600 kg di peso e raggiungere i 3m di altezza quando si alzano in piedi.
Al contrario della maggior parte degli animali polari, l’orso bianco non va in letargo. Grazie alla sua capacità di abbassare la frequenza cardiaca, e quindi di risparmiare energia a seconda della necessità, non ha bisogno del lungo sonno invernale.
Ebbene no, i suoi peli non sono bianchi ma traslucidi e non pigmentati. Questo permette alla pelliccia di non riflettere i raggi UV, ma anzi di farli penetrare fino alla radice dove vengono assorbiti dalla pelle scura. Inoltre, la pelliccia li isola così bene che se osservati con una telecamera a infrarossi, gli orsi polari sono a malapena visibili (si notano solo i piedi e il muso).
L’orso polare è un predatore alfa e come tale ha pochissimi nemici; solo i cuccioli, quando indifesi, possono essere attaccati da altri predatori. L’unico vero nemico che ha è l’uomo. L’uomo caccia l’orso polare per la carne e la pelliccia; inoltre, è la causa del riscaldamento globale, l’evento climatico che sta innalzando la temperatura media globale e causando il disgelo dell’artico. Non certo una passeggiata per i giganti che lo abitano!
Senza troppi giri di parole, siamo noi. L’aumento delle temperature artiche dovuto all’azione dell’uomo è la causa principale del pericolo di estinzione degli orsi polari.
Ogni anno, la calotta glaciale si ritira sempre di più e la banchisa si rimpicciolisce costringendo gli orsi bianchi a faticare molto per trovare cibo. Nonostante siano degli ottimi nuotatori, devono affrontare spostamenti in mare aperto sempre più lunghi, talvolta raggiungendo anche villaggi e insediamenti umani. Questo li mette in conflitto con le popolazioni delle città polari.
Oltre al riscaldamento climatico, i mari dell’artico sono sempre più interessati dall’estrazione di petrolio e gas naturale e dalle attività di commercio marittimo che li inquinano.
Insomma, il futuro che si prospetta per questi animali non è certo idilliaco. Ma quanto è "grave" la situazione?
L’orso polare è classificato come “Vulnerabile” nella Red List dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Questo significa che non se la sta passando proprio benissimo.
Proviamo a fare due conti: quanti orsi polari sono rimasti?
Al momento, la popolazione degli orsi polari è stimata tra i 22mila e i 31mila esemplari. Questo significa che l’estinzione non è a rischio immediato ma il WWF conferma che l’orso polare nella Baia di Hudson ha già subito una riduzione del 30% fra il 1987 e il 2017.
Negli ultimi 40 anni sono andati persi oltre 2 milioni di km2 di ghiaccio e nel 2050 potremmo assistere a estati artiche completamente prive di ghiaccio. Se non facciamo niente per fermare il cambiamento climatico, in 35 anni potremmo perdere il 30% degli orsi polari.
Inoltre, salvare l’orso polare significa proteggere anche tutte le specie che si trovano più in basso nella catena alimentare ma che condividono con lui il fragile habitat.
La vulnerabilità di questo animale e dell’ambiente polare ci fa comprendere quanto le nostre azioni possano impattare sul pianeta.
Salvare l’artico è una sfida ma è necessario provarci con tutte le nostre forze.
Scegliendo ogni giorno di inquinare meno, riducendo la nostra impronta ecologica attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili e non solo, possiamo fare la nostra parte, confidando che le politiche mondiali e i diversi accordi internazionali facciano il resto.