Lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici è un aspetto ancora poco considerato al momento. Tuttavia, nei prossimi anni avrà una rilevanza sempre crescente.
L’Italia ha appena cominciato la fase di transizione energetica, quel processo che prevede il passaggio dall’utilizzo di risorse non rinnovabili a rinnovabili per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. L’installazione di pannelli fotovoltaici in grado di sfruttare l’energia del sole è sicuramente una delle pratiche più diffuse al momento per andare in questa direzione.
Nel nostro paese, nel 2024 sono stati installati 265.395 impianti per una potenza di 6,8 GW (+30% rispetto al 2023). Il che porta a un totale di 1.878.780 impianti fotovoltaici installati per una potenza di 37 GW. Un trend in continua crescita.
Ipotizzando una vita dei moduli di 20 anni e il raggiungimento degli obiettivi del Piano Integrato per l’Energia e il Clima entro il 2030, nel 2050 i moduli da smaltire potrebbero essere circa 2,8 milioni di tonnellate. Un dato che non può certo essere trascurato, che rende evidente la necessità di gestire correttamente i materiali derivanti da moduli fotovoltaici a fine vita.
Già nel 2012 il GSE, in collaborazione con RSE, ha emesso il Disciplinare Tecnico per “Definizione e verifica dei requisiti dei Sistemi o Consorzi per il recupero e riciclo dei moduli fotovoltaici a fine vita”. Nel 2014 la gestione dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici è stata regolamentata con la Direttiva Europea 2012/19/UE che classificava i moduli come rifiuti RAEE e poi con il Decreto Legislativo n. 49 del 14 marzo 2014, per cui è stata estesa la regolamentazione a tutti i moduli fotovoltaici installati o da installare.
Costi, modalità e responsabilità: per non inquinare e danneggiare in alcun modo l’ambiente è necessario essere a conoscenza del corretto smaltimento dei pannelli fotovoltaici così come previsto da normativa di legge.
Per prima cosa è bene sapere che i pannelli fotovoltaici, in quanto rifiuti RAEE, non vanno smaltiti in discarica ma presso aziende o centri autorizzati al loro trattamento. Questo perché i pannelli solari fotovoltaici devono necessariamente essere sottoposti a un processo di riciclo e recupero affinché non costituiscano un serio problema per la salute del nostro pianeta.
Rispetto al passato, oggi infatti è possibile recuperare fino al 98% dei materiali che compongono un modulo solare fotovoltaico rotto o non più efficiente attraverso un processo di riciclo quasi integrale.
Le aziende che si occupano della raccolta e del trattamento dei pannelli sono centri o impianti autorizzati come i Centri di Raccolta RAEE, oppure aziende specializzate e a norma di legge. Una volta consegnato uno o più moduli, l’azienda o il centro di raccolta rilascia la documentazione di avvenuta consegna e la garanzia di conferimento presso struttura idonea.
Successivamente i pannelli fotovoltaici vanno incontro a una procedura molto sofisticata che li decompone per recuperare i materiali e impiegarli nella produzione di nuovi moduli.
Attualmente, la maggior parte dei pannelli fotovoltaici presenti sul mercato (oltre il 90%) sono realizzati con celle in Silicio cristallino. Questi pannelli sono formati da:
Attraverso diverse fasi di trattamento, è possibile recuperare vetro, rame, alluminio, silicio e altri polimeri derivati dalla scatola di giunzione, tutti elementi non problematici dal punto di vista ambientale.
Tuttavia, all’interno della struttura sono presenti altri elementi come il piombo e l’argento che possono rappresentare una minaccia, sopratutto considerando le attuali metodologie di trattamento. Questi elementi sono impiegati solamente per lo 0,1% e in futuro verranno ulteriormente ridotti nella produzione dei pannelli fotovoltaici.
Il riciclo dei pannelli solari è un’operazione complessa e delicata, su cui la ricerca sta ancora investendo per mettere a punto processi sempre più sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che economico.
Lo stesso discorso vale anche per lo smaltimento delle batterie di accumulo.
Per quanto riguarda lo smaltimento delle batterie di accumulo di un impianto fotovoltaico la direzione è sempre quella del riciclo. Trattandosi di rifiuti “speciali” e in alcuni casi anche nocivi, i produttori/installatori di questi sistemi sono obbligati per legge ad aderire a un Consorzio di Riciclaggio, che garantisce efficienza massima per la raccolta, lo stoccaggio e il riciclaggio anche delle batterie.
Lo smaltimento viene eseguito secondo le direttive vigenti in materia, nel pieno rispetto dell’ambiente. Anche in questo caso, il settore sta lavorando in due direzioni: migliorare il recupero dei materiali e rigenerare le batterie a fine ciclo.
Attualmente, il problema maggiore dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici è l’esiguo numero dei moduli avviati al riciclo, che rende difficile la sperimentazione del processo e il suo adattamento su larga scala. I moduli, infatti, vengono trattati solo parzialmente (con operazioni poco costose) e vengono accantonati in attesa di raggiungere un volume adeguato.
Inoltre, come accennato precedentemente, nel processo di riciclo le principali problematiche sono rappresentate dalla presenza di materiali nocivi e dannosi per la salute e l’ambiente.
Oggi lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici è regolamentato dal D.Lgs 49/2014 e mira a ridurre gli eventuali rischi per la salute e per l’ambiente.
Il riciclo è l’unica strada per evitare che i moduli rappresentino una minaccia reale. All’interno dei pannelli in Silicio cristallino ci sono l’argento e il piombo che sono potenzialmente dannosi, mentre all’interno dei moduli CdTe ci sono il Tellurio e il Cadmio altrettanto tossici e pericolosi per l’ambiente.
Nonostante ciò, il sistema di riciclaggio messo a punto è stato sottoposto ad analisi e studi accurati da parte delle autorità competenti ed è stato dichiarato adeguato alla luce delle tecnologie oggi a disposizione.
Il costo dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici dipende dalla potenza dell’impianto. Altre variabili sono l’origine domestica o professionale, l’anno d’installazione e se incentivato dal GSE.